La Profondità del Perdono

Dimenticare

Dimenticare non significa perdonare.

Non è il passare del tempo o l’oblio della mente…

…ad alcune persone certamente il trascorrere degli anni rende più semplice il perdono. Ma questo non toglie il peso che si è sopportato inconsciamente, che ha mutato inesorabilmente le decisioni che si sono prese.

Perché se tutti noi esseri umani ci basiamo su riferimenti, regole e bisogni per decidere cosa sia più giusto per noi, la mancanza di perdono è un riferimento inconsapevole importante, che influirà pesantemente sull’esito delle decisioni.

Quando poi la persona da perdonare siamo noi stessi allora è assai comune dimenticare, anzi reprimere, il fatto. Rimuovendolo dall’attenzione ciò che accade è assimilabile ad una crepa, ad una spaccatura, che separa quella sezione carica di disagio dalla coscienza, lasciandola in balia delle emozioni che potrebbero risvegliarla, senza però la consapevolezza di riconoscere quei sentimenti come propri.

E quando dimentichiamo di perdonarci per ciò che abbiamo fatto ad un’altra persona, se anche lei reprime la rabbia in attesa di scuse che non arriveranno, allora la crepa scenderà in profondità nella relazione. E magari rimarrà lì sopita per anni, ma non sarà mai possibile costruire qualcosa di duraturo finché non si sarà chiesto e ottenuto il perdono.

Quando la mancanza di perdono diventa parte della routine quotidiana nelle relazioni, tra amici, familiari o tra amanti, significa che si è presa una direzione che porterà o alla spaccatura del rapporto o peggio ancora ad un abbassamento emotivo tale da inficiare anche l’espressione dei sentimenti positivi.

Credere di essere incapaci di perdonare e di chiedere scusa è un veleno, addolcito da vendetta e reso aspro dai sensi di colpa, che non ha altra cura che il perdono e la compassione.

È una scusa per nascondersi dalla realtà credendo di difendersi da fantasmi passati per lasciarsi schiacciare dal peso del proprio controllo emotivo.

E chi diventa dipendente da quel veleno rischia di contagiare o allontanare le persone vicine, perché anche se reprimerà rabbia e frustrazione, le persone care intorno a lui lo percepiranno inconsciamente.

E più lo reprimerà più lo proietterà sotto stress a chiunque sarà così sfortunato da trovarselo davanti.

E nel momento in cui sceglierà di vivere e si aprirà al perdono, potrà decidere se continuare ad avere in sé la compassione o se sarà così codardo da nascondersi ancora più in profondità.

Il punto di svolta non è chiedere scusa una volta, non è perdonare una volta sola e solo quando fa comodo…
il cambiamento profondo, radicale, illuminante si ottiene facendo propria l’idea di perdono come guarigione dell’anima.

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